Titolo: La verità sul casa Harry Quebert.
Autore/trice: Joel Dicker.
Editore: Bompiani.
La verità sul casa Harry Quebert racconta di Marcus, uno scrittore sulla trentina affetto dalla malattia del “non-so-più-scrivere” (quindi il blocco dello scrittore) e decide di andare ad Aurora, dal suo più grande amico e maestro Harry Quebert. Proprio in quel periodo, viene a sapere che Harry viene arrestato per sequestro di persona e duplice omicidio, di una vecchia signora e di una ragazzina di quindici anni scomparsa – di nome Nola - avvenuto trentatrè anni prima. Essendo convinto dell'innocenza dell'amico, Marcus comincia a fare delle ricerche per scarcerarlo e trovare il vero assassino.
Devo essere abbastanza franca in questa recensione, ed un po’ mi duole dover scrivere un'altra recensione negativa dopo quella che scrissi su “La zona morta” di King, ma non ho altra scelta.
Benchè sia cominciato pure bene, ispirandomi fiducia e pensando “a sto giro ho beccato quello giusto”, andando avanti con le pagine ho trovato questo libro piuttosto noioso, melenso, pieno di sdolcinature che nemmeno Nicholas Spark con i suoi romanzi rosa. Mi sono chiesta più volte, mentre leggevo, dove fosse il fattore “thriller” e se non fosse più propenso chiamarlo “romanzo rosa con un accenno di giallo”. Va bene, una ragazzina di quindici anni scompare per trentatrè anni, se ne trova il cadavere e cominciano le ricerche e le indagini. Va bene. Ma che scopo hanno tutti i ricordi sdolcinati? Che scopo hanno i dialoghi melensi? Che scopo ha portare Marcus in cielo come se fosse chissà quale Dio? Perchè quel che si evince da questo libro è che Marcus è la persona più speciale, la persona più brava, la persona più intelligente, la persona più bella, la persona più geniale, la persona che sa scrivere meglio di tutti. Marcus è la persona più in tutto. Esattamente come lo era stato Harry trent'anni prima, in quanto Nola lo riteneva il più bravo, intelligente, geniale, scrittore di tutti i tempi.
Il romanzo scritto da Harry era il più bello che fosse mai stato letto
Il romanzo di Marcus era il più bello di quel periodo. Il secondo – scritto come una serie d'appunti, quindi non proprio un libro – viene identificato come la migliore scrittura di tutti i tempi.
Benchè sia cominciato pure bene, ispirandomi fiducia e pensando “a sto giro ho beccato quello giusto”, andando avanti con le pagine ho trovato questo libro piuttosto noioso, melenso, pieno di sdolcinature che nemmeno Nicholas Spark con i suoi romanzi rosa. Mi sono chiesta più volte, mentre leggevo, dove fosse il fattore “thriller” e se non fosse più propenso chiamarlo “romanzo rosa con un accenno di giallo”. Va bene, una ragazzina di quindici anni scompare per trentatrè anni, se ne trova il cadavere e cominciano le ricerche e le indagini. Va bene. Ma che scopo hanno tutti i ricordi sdolcinati? Che scopo hanno i dialoghi melensi? Che scopo ha portare Marcus in cielo come se fosse chissà quale Dio? Perchè quel che si evince da questo libro è che Marcus è la persona più speciale, la persona più brava, la persona più intelligente, la persona più bella, la persona più geniale, la persona che sa scrivere meglio di tutti. Marcus è la persona più in tutto. Esattamente come lo era stato Harry trent'anni prima, in quanto Nola lo riteneva il più bravo, intelligente, geniale, scrittore di tutti i tempi.
Il romanzo scritto da Harry era il più bello che fosse mai stato letto
Il romanzo di Marcus era il più bello di quel periodo. Il secondo – scritto come una serie d'appunti, quindi non proprio un libro – viene identificato come la migliore scrittura di tutti i tempi.
Penso che sarebbe potuto essere un thriller migliore se si fosse evitato di essere troppo prolissi. Infondo non servono settecento pagine per definire dei fogli un libro. Quello che conta - a mio modesto parere - è sempre il contenuto, che siano solo cento pagine o settecento.
Quindi, per concludere, il libro è pieno di esagerazioni su tutti i piani, di dramma esagerato, di amore esagerato, di “ti-porto-in-cielo” esagerato.
Un libro che, per altro, è stato esageratamente recensito come miglior Thriller.
Quindi, per concludere, il libro è pieno di esagerazioni su tutti i piani, di dramma esagerato, di amore esagerato, di “ti-porto-in-cielo” esagerato.
Un libro che, per altro, è stato esageratamente recensito come miglior Thriller.
E magari son qui a scrivere una recensione esageratamente negativa, quindi fatemi sapere i vostri pensieri.
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